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La misura delle distanze - 3

Breve storia degli strumenti per la misura topgrafica

La misura delle distanze - 3

Il cannocchiale introduce la misura ottica


Geminiano Montanari
E dopo questo venne la misura ottica, allorchè furono disponibili i cannocchiali. E' infatti solo dopo la comparsa del cannocchiale kepleriano che si incominciano a precisare i metodi che poi, variamente realizzati ed interpretati, si dilateranno fino ad oggi metodi basati sulla formazione di un angolo parallatico (costante o variabile, ma più spesso del primo tipo, per la semplicità dei calcoli connessi), di un angolo cioè che fosse capace di legare insieme distanza incognita e campione noto di lunghezza.
Il primo a costruire, nella seconda metà del '600, un dispositivo di tal genere è Geminiano Montanari (Astronomo della Repubblica Veneta, che nel 1674 descrisse la sua "livella diottrica", dotata di cannocchiale con oculare positivo e di molte coppie di fili distanziometrici da usare con stadia verticale a scopi), ma la realizzazione pratica che storicamente è accertato sia stata usata per prima e largamente applicata al rilevamento di terreni anche accidentali, è quella dell'inglese William Green. Costui costruì e brevettò un secolo dopo quello del Montanari, nel 1778, un cannocchiale distanziometrico munito di reticolo a due tratti, incisi su lastrine di vetro rettificabili. Con esso si doveva usare una stadia a scopi mobili, tenuta normale alla visuale. All'incirca di uguale data sono gli esperimenti di M. De La Hire, francese (1774) e del tedesco A. Brander (1764), cui si aggiunge nel 1774 l'inglese J. Watt.
Ma è solo con la costruzione del cannocchiale distanziometrico del bavarese Georg Von Reichenbach (1771-1827) che il metodo, seppure fra incertezze, ostilità, grandi speranze, entusiasmi peraltro non giustificati dai modesti risultati ottenuti con le prime esperienze, entrerà nella pratica del topografo. Von Reichenbac costruì nel 1810, valendosi tra l'altro della cooperazione di J. Von Fraunhofer (1787-1827), un cannocchiale con reticolo a due punte rettificabili, a grande angolo parallattico, da usarsi con stadia graduata e senza scopi: questa fu una grande innovazione pratica, seguita dall'introduzione (non giustificata teoricamente dal R.) della costante additiva.
Il genio e la lunga esperienza di Ignazio Porro consentiranno pochi decenni più avanti non solo la giustificazione teorica della "formula" di Reichenbach, ma anche la costruzione, da parte dello stesso Porro, dapprima del cannocchiale da lui detto stereogonico, in cui il vertice dell'angolo parallatico coincide con il punto nodale esterno dell'obbiettivo del cannocchiale, e subito dopo del cannocchiale centralmente anallattico, in cui tale vertice coincide rigorosamente con il centro del cannocchiale, eliminando così la costante additiva e rendendo monomiale la formula della distanza desunta indirettamente.

 
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