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La Misura delle distanze - 1

Breve storia degli strumenti per la misura topgrafica

di Luigi Colombo: Istituto di Topografia, Fotogrammetria e Geofisica, Politecnico di Milano
Attilio Selvini: Istituto di Geodesia, Topografia e Geofisica Mineraria, Università di Bologna.

La misura delle distanze - 1

La necessità di trovare misure "standard"


Figura 1 - Odometro di Erone

La misura diretta delle grandezze afferenti alla classe delle lunghezze è stata certamente la prima nella storia dell'uomo. I vari "campioni" di lunghezza furono dapprima elementi o porzioni di arti di colui che misurava: braccio (cubitus per i romani), dito, palmo, spanna, piede. E poi vennero unità maggiori, come il passo (semplice o doppio), la tesa (distanza fra le punte del dito medio a braccia spalancate); ad esse si affiancano misure d'altro genere, come il versus (lunghezza del solco che un bue fa in un solo tratto, pari per i romani a 120 e per i greci a 100 piedi), e il famoso stadion che tanto fece discutere a proposito della misura di Erathostenes Pentathlos.
Pare si riferisse al tratto di distanza che un uomo robusto poteva fare di corsa, ritenuto di 1000 piedi (circa 300 m). Da queste unità di misura naturali, certamente non precise per via delle differenze fra persona e persona, sorsero con il divenire dei tempi altre unità convenzionali, costituite da regoli di legno o metallo.
Queste si stabilizzarono con gli anni, e Vitruvio ne parla nel libroIII del suo "De Architectura". I nuovi campioni erano rigidi, come aste o canne, o flessibili e pieghevoli come catene, nastri, funi. Funi per misura vennero usate dai Babilonesi, Egizi, Ebrei, Greci, Romani, Arabi. Erone indica quale sia l'uso corretto delle funi; egli afferma che per evitare le variazioni di lunghezza è opportuno tendere ripetutamente le funi fra due pali, lasciandole in tensione e strofinandole con cera e resina. La catena venne impiegata da Ebrei, Greci, Arabi, Cinesi.


Figura 1 - Odometro di Vitruvio
Il suo uso fu però sporadico; il materiale era generalmente ferro. I nastri vennero assai più tardi, allorchè si pensò di avvolgere le funi sui rulli. Tipica è la "cassetta metallica" di Joseph Furtenbach (1644), antisegnana delle odierne rotelle metriche. La necessità di impiegare elementi autoregistratori fu sentita sicuramente al tempo di Roma; Erone e Vitruvio parlano di ciò nei loro scritti. Dice il primo nel suo "Della Diottra": "... I nostri predecessori discussero su alcuni metodi, secondo i quali è possibile sostituire la cattiva e lenta misura della distanza per mezzo di funi e catene col far girare una ruota ...".
Non si sa bene quando e da chi furono costruiti i primi odometri: le più antiche descrizioni conosciute sono dei due autori sopra citati. L'odometro di Erone (fig. 13) differisce da quello di Vitruvio (fig. 14) per forma, non per sostanza. Giulio Capitolino, nell'inventario dei beni dell'imperatore romano Marco Aurelio Commodo (192 d.C.) cita "carri per misurare percorsi".

 
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